Pasticceria Maria Sosso e Giuditta – anni 30

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Proseguiamo con la saga dei personaggi d’altri tempi: vi presento Maria Sosso e la sua socia, in affari: Giuditta! Le nostre imprenditrici provenivano da Settimo e gestivano un negozio di pasticceria, drogheria negli anni 30 in Volpiano. Il locale, in affitto, prima si trovava nei pressi dell’attuale pasticceria “Papillon”, poi le Sosso (chiamamole cosi’, anche se non so il cognome di Giuditta, si spostarono al Castello).  Il negozio era fornitissimo: farina,pasta,riso,caffe’,biscotti, pasticcini,  dolci, pane, caramelle, pastiglie, ogni ben di Dio. Mia mamma si recava a comprare lo zucchero con il sacchetto di stoffa  che ne poteva contenere 2 chili, e poi pasta, riso, c’era di tutto, salvo frutta e verdura.

C’erano dei  piccoli sacchetti che contenevano 6 pastiglie colorate e una caramella, per la gioia dei bimbi, che mia madre ben ricorda. La pasticceria era di alta qualità, sempre freschissima. I genitori di Maria facevano i panettieri a Settimo e la figlia e Giuditta, la sua amica, avevano imparato da loro. Vivevano nella casa annessa all’attività ed erano molto conosciute. Le scuole  elementari si trovavano poco prima e tutti i bambini prima di andare a scuola passavano per la merendina ancora negli anni 50.

Maria era una bella signorina, elegante, con vestiti di buona fattura, i capelli raccolti e i modi signorili, sempre con grembiulini in pizzo. Si occupava principalmente della clientela  con  gentilezza

e  cortesia.  Mia mamma ricorda che quando entrava nel negozio, si immergeva in un’atmosfera magica: profumi e colori facevano da contorno alle prelibatezze proposte. Maria accoglieva quella bambina di allora con un cortese saluto: ” Cosa tn cunte d’ bel Giuseppina, ‘ncheui?” (sicuramente ho fatto errori, perche’ non so scrivere il piemontese, ma la frase andava detta cosi’.)

Giuditta invece, anch’essa signorina, era un personaggio robusto, forte, con  lineamenti rudi, si occupava principalmente del forno e data la forza spostava sacchi di farina, caffe’…faceva i lavori piu’ duri.

Pero’ l’intesa era perfetta tra le due titolari e il servizio alla clientela era perfetto. Gestirono la loro attivita’ per tanti anni, finche’ si ritirarono a Settimo per la vecchiaia, dopo aver ceduto l’attivita’.

Se chiudete gli occhi potrete entrare con me in quella pasticceria anni 30 : al suono del campanello all’ingresso, mentre state guardando  le paste di meliga, i torcetti appena sfornati sul bancone, tra il profumo delle nocciole

e del caffe’, in un pomeriggio d’autunno, Vi sentirete dire ancora: “Cosa tn cunte dl bel ….Franca, Margherita, Anna?”  Che bei ricordi!!!!

Franca.

2 Commenti a “Pasticceria Maria Sosso e Giuditta – anni 30”

  1. Giusi Fermer scrive:

    Cara Franca,
    ho letto con piacere il tuo resoconto e sono andata a cercare gli appunti che avevo relativi ad un’intervista fatta qualche anno fa.
    Ecco alcune informazioni integrative :
    1) Maria SOSSO – Sua mamma era una Martore di Volpiano
    2) Giuditta si chiamava MALLO di cognome. La loro piccola ditta “Sosso-Mallo” era conosciuta come “cule dii duss” (scrivo letteralmente così forse si può pronunciare giusto) “quelle dei dolci”.
    3) Il primo negozio lo avevano messo in Via Umberto I angolo Via Carlo Alberto (Grafignana) dove oggi c’è una pettinatrice.
    Il secondo è stato quello che citi tu, vicino a Papillon, e per l’esattezza dove dopo c’è stata la BOTA (oggi c’è la Banca del Canavese). Il terzo negozio, quello che verrà di più conosciuto come “la pasticerìa”, era in Via Re Arduino.
    4) Alla mia fonte non risulta che vendessero pane. In Via Re Arduino si salivano due o tre gradini. Ai lati della porta d’ingresso c’erano due vetrinette laterali sulla strada con pochi oggetti ma già molto raffinati come profumi, ciprie, creme. In particolare l’ACQUA LARA (una specie di latte detergente: poche gocce su un po’ di cotone e avevi una pelle magnifica! Era un piccolo botticino bianco con il tappo nero). Entrando, il pavimento era di legno e dietro il banco c’era una “stagéra” (espositore) con barattoli di vetro pieni di “ogni sort ‘d pastiglie” (Valda, sucai, bumbum da spusa, gumme al lait (gomme al latte), butùn da pràive (senateur), pastiglie d’orzo quadrate, cioccolatini, Elah bianchi e neri, Tabù (e vivrai di più), tiramolla, polvere di cioccolata, ecc. Ecco alcune mercanzie che si trovavano in Via Re Arduino: dentrifici, rossetti sia per labbra che per guance (oggi lo chiamiamo “fard”), quaderni da disegno, cartoncini, cartoncini già disegnati solo da piegare che rappresentavano case, castelli, ecc. (che i bambini non riuscivano mai a piegare bene…), pasta, zucchero, caffè da macinare.
    E poi qualche bomboniera, libretti per punto croce, fili da ricamo, uncinetti, aghi, filo “ciarcc” (cerchi di legno) per ricamare, ferri da lana, carta “copiativa” (carbone) blu che macchiava tantissimo. Vendevano già la “pasta glutinata”. Ufficialmente era una pasticceria, ma in realtà era un vero e proprio emporio!
    Quando Maria Sosso è morta, ha lasciato i soldi per far restaurare il soffitto della chiesa parrocchiale (quello azzurro con le stelle che vediamo ancora oggi) perchè era in cattive condizioni e l’ha fatto rifare uguale.
    Spero che queste notizie siano utili per integrare la “scheda”! Un bacio.
    ARVDSE E ‘N GAMBA!
    Giusi

  2. Franca scrive:

    Grazie Giusy, prezioso il tuo contributo.
    Dobbiamo trovarci per vedere le interviste che hai tu, visto che ho in mente altri articoli, così se hai del materiale possiamo integrarli, oppure
    visto che volevo intervistare alcuni personaggi, non faccio dei duplicati.
    A presto.

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