Archivio di ottobre 2011

Fuori dai luoghi comuni…prelibatezze alla crema

domenica 30 ottobre 2011

Ed eccoci, finalmente, all’ultima tappa del nostro viaggio.
Crema ci ha sorpresi per la sua vivacità. La giornata era stupenda e nel suo centro cittadino si contavano  gradevolmente più biciclette che auto.

Crema Cortile internoQuesto fenomeno rappresenta un valido termometro per misurare la qualità della vita degli abitanti. Fortunatamente, quello di Crema, non è l’unico caso in Italia in quanto la cultura delle due ruote è diffusa in molte altre città di provincia. Il risultato di certe scelte va, a nostro giudizio, ad incidere in maniera positiva anche sui rapporti interpersonali migliorando così il tessuto sociale.
La piazza principale, cuore del centro storico, è decisamente scenografica anche se abbiamo trovato il duomo “impacchettato” per lavori di abbellimento e restauro sia all’esterno che all’interno. Lo stile è il gotico lombardo e la chiesa  custodisce nella cripta i resti dell’antico duomo romanico distrutto da Federico Barbarossa nel 1160.

Crema Il TorrazzoIncluso nell’edificio del Palazzo Comunale, a sovrastare le altre costruzioni, c’è il Torrazzo. Oggi rappresenta uno dei simboli della città, mentre l’elemento più antico della piazza è la Torre Guelfa, sulla cui facciata fa mostra di sé il Leone di San Marco, emblema della dominazione veneziana cui Crema fu assoggettata dal 1449,fino alla caduta della Serenissima sotto l’espandersi della Rivoluzione Francese, alla fine del XVIII° secolo. Il Palazzo Comunale presenta un’interessante fusione di elementi architettonici lombardi e veneziani dati, questi ultimi, dalle eleganti trifore del piano nobile. A tutto questo si devono aggiungere il Palazzo Pretorio, costruito nel 1548 quale residenza del Podestà e il Palazzo della Notaria, adibito a sede del Collegio dei Notai, dei Giuristi e dei Mercanti. Fu donato al primo vescovo di Crema dalla comunità allorché la città assunse la dignità di diocesi, diventando così l’attuale Palazzo vescovile.
Il Mercato Austroungarico è un monumentale loggiato costruito nel 1842 per celebrare la seconda visita dell’imperatore Francesco I° d’Austria, durante il Regno Lombardo Veneto. Oggi, persa la sua originaria funzione commerciale, contribuisce alla connotazione estetica della piazza. Dal lato occidentale del porticato si può ammirare la chiesa di S. Maria e S. Spirito, gioiello dell’architettura rinascimentale..
Crema Chiostro di Sant'AgostinoCon la costruzione, a partire dal 1439, della chiesa e del convento di S. Agostino, Crema divenne centro di diffusione dell’Osservanza agostiniana in Lombardia: due sono i chiostri, ben conservati, con pilastri ottagonali in cotto. Il refettorio è splendidamente affrescato,in stile rinascimentale, dal pittore camuno Pietro da Cemmo. Al piano superiore la struttura ospita il Museo Civico.
Durante la dominazione veneziana, Crema modificò il suo volto arricchendosi di preziosi palazzi dall’architettura raffinata.

Crema Palazzo BondentiUn esempio è dato dal Palazzo Bondenti Terni De Gregory caratterizzato da una facciata con eleganti modanature in cotto ed arricchito dallo stile rococò in corrispondenza dei portali, finestre, timpani e cornici.
Torniamo alle chiese, numerose e non sempre aperte, per chiudere in bellezza con S. Maria della Croce.
Questa chiesa, fuori dalle mura e distante dal centro storico, gode di una buona posizione in quanto sorge in un’ampia piazza ed è affiancata da un altro edificio. Per il visitatore che si sta avvicinando, l’intero complesso rappresenta un notevole colpo d’occhio che concorre ad accentuare la maestosità della costruzione.
Crema Basilica S. Maria della CroceLa basilica fu edificata tra il 1493 e il 1500 e rappresenta uno dei monumenti più belli ed originali della Lombardia rinascimentale. È  un edificio di chiara influenza bramantesca arricchito da un pregevole apparato decorativo interno che ne aumenta il fascino. Fu progettato dall’architetto Giovanni Battagio: si tratta di un complesso a pianta centrale, circolare all’esterno e ottagonale all’interno.

 Crema S. Maria della Croce con a destra lo ScuroloAl visitatore viene raccomandato scendere nello “Scurolo”, il luogo più caro ai Cremaschi dove sostò anche Giovanni Paolo II°: si racconta che qui si fosse trovata la croce dove apparve Maria, la madre di Gesù, e le vetrate “raccontano” sia l’apparizione che i miracoli accaduti quel 3 maggio. Tutto deve essere fatto risalire al 3 aprile 1490, data in cui Caterina degli Uberti, veniva aggredita e pugnalata proprio dal marito per derubarla dei suoi preziosi. Caterina era andata in sposa tempo prima a Bartolomeo Pederbelli, un pregiudicato comasco giunto a Crema che aveva taciuto il suo passato. Ferita a morte, invocò la Madonna che le apparve, ne fermò l’emorragia dovuta alle ferite e la accompagnò a casa di contadini lì vicino. Il giorno successivo ricevette i sacramenti e, solo dopo, l’emorragia riprese conducendola alla morte. Un mese dopo, il 3 maggio, giorno in cui si celebrava l’esaltazione della santa croce (abolita dal 1970, ma conservata dal rito gallese), un ragazzo, Francesco Marazzi, con gravi problemi di deambulazione fu condotto nel bosco del Novelletto, dove avvenne l’omicidio di Caterina. Qui giunto, pregò e, dopo le preghiere, riprese a camminare. Le cronache riporterebbero che non fu il solo miracolo di quel giorno: se ne conterebbero una quarantina. E i miracoli si riprodussero ancora nei giorni successivi: miracoli e grandi peccatori hanno sempre portato all’edificazione di grandi cattedrali, la costruzione della chiesa fu affidata ad un allievo del Bramante. Dal centro della basilica è possibile ammirare le quattro pale che raffigurano il mistero della vita di Gesù. Uscendo dal lato ovest troviamo le acquasantiere e il fonte battesimale.

Nordic walking in Vauda

mercoledì 26 ottobre 2011

Sono  iniziate da tre settimane  le camminate , in Vauda il mercoledi’ dalle nove e trenta alle dieci trenta – undici, in compagnia di Cassandro Dolfi, istruttore nazionale di nordic walking.

Che cos’e’ il nordic walking? Lo dirò con parole mie: una camminata sciolta, con l’ausilio di due bastoncini che ti aiutano ad andare lontano, ti supportano nelle salite, discese, ma anche nella normale camminata in pianura. Puoi praticare questa tecnica ovunque all’aria aperta e in compagnia: due binomi importanti. Il terreno ideale pare che sia proprio una componente di salite e discese, non troppo ripide, alternate a camminate in piano. L’aiuto dei bastoncini fa sì che si mettano in moto tutta una serie di muscoli che consentono il corretto funzionamento dell’apparato cardiocircolatorio. Naturalmente per apprendere questa tecnica occorre coordinare il movimento gambe – braccia, con ampi movimenti, occorre poi una corretta postura, spalle sciolte e muscoli del collo decontratti, movimento molleggiato sui piedi (si devono vedere la suola e il tacco delle scarpe), sguardo alto a due tre metri e infine apertura e chiusura della mani sui bastoncini. Naturalmente corretta respirazione.

Quante cose ho imparato in questi incontri mentalmente, non è così  semplice metterli in pratica tutti, ma con l’esercizio e la buona volontà penso di riuscirci. Inoltre Cassandro è dotato di una pazienza infinita e di un entusiasmo contagioso.  Penso che tecniche e competenza sono facili da trasmettere per un istruttore, più difficile é trasmettere  l’emozione e la passione: si tratta di infondere  fiducia nelle proprie capacità e avvicinare le persone alla natura.

Certo sono emozioni e sentimenti che ognuno deve far scaturire da sè, ma se c’è  l’aiuto di un ‘istruttore  preparato che ti comunica forza ed energia il risultato dovrebbe essere assicurato.

Le camminate che abbiamo fatto sono state davvero entusiasmanti: intanto le  giornate sono state ancora bellissime, nonostante l’autunno; anzi questa stagione ha come protagonisti principali caldi colori che assumono le sfumature più varie: dal verde, al giallo, al marrone, al rossiccio. Il cielo sopra di noi limpido, ci  ha seguito  benevolo, così il sole che splende a dispetto della prima foschia mattutina. I sentieri sono coperti di foglie, l’aria  è filtrata dalla pioggia  caduta nella notte e ti entra pura nei polmoni. I profumi di muschio, di erbe, di betulle, di funghi, di acqua, di argilla penetrano nelle nostre narici. I rumori di rami secchi calpestati, il fruscio della brezza tra gli alberi, la danza delle foglie che cadono, il gorgoglio dell’acqua che scorre, il tic tac dei bastoncini che battono sul terreno o sulle pietre,  la limpidezza delle nostre risate e il ciacolio  dalle nostra chiacchere fanno da eco alle nostre passeggiate.

Dimentichiamo per qualche ora  il ritmo frenetico delle nostre giornate, l’incalzare degli impegni che ci aspettano, le faccende quotidiane da sbrigare e ci  immergiamo in un mondo fantastico. Ci sintonizziamo con noi stesse e poi con la natura……. senza perdere le spiegazioni interessantissime e scrupolose di Cassandro.  In queste camminate mi rendo conto di aver utilizzato i quattro sensi: udito, vista, olfatto, tatto; peccato non siamo nelle stagione delle more o dei lamponi, abbiamo solo trovato ghiande, non commestibili, altrimenti avremmo fatto l ‘enplain con il gusto.

Cassandro ci ha spiegato che  Volpiano, in Vauda, detiene venti chilometri di sentieri, tutti comunali, gestiti da volontari, come lui, che si occupano della manutenzione e sicurezza degli stessi. I percorsi sono stati inaugurati il 3 ottobre del 2008 e sono a disposizione di tutti. Si tratta di una importante risorsa naturale presente sul nostrto territorio e davvero poco conosciuta.

Dico tutto questo perchè io per prima pur essendo stata in Vauda diverse volte, percorrevo sempre gli stessi sentieri, senza cercare di conoscerne altri. E’ invece una grande opportunità questa che ci viene offerta attraverso queste passeggiate, aperte a tutti, anche alle famiglie, ai ragazzi: conoscere il territorio e imparare una tecnica di camminata che ci agevola, facendoci percorrere più distanze e  mettendo in moto tutto il corpo.

A proposito al momento siamo in sette oltre all’istruttore, se volete unirVi a noi , sappiate che siamo un bel gruppo e Voi sarete i benvenuti.

Franca.

Fuori dai luoghi comuni…Prelibatezze alla Crema

domenica 23 ottobre 2011

Prima di riprendere il nostro viaggio vogliamo segnalarvi che proprio ieri sera “Striscia la notizia” ha trasmesso un’intervista al sindaco di Cassinetta di Lugagnano. Potete rivederla, ma soprattutto avrete modo di passeggiare, anche se virtualmente, in questo grazioso Comune italiano.

Il link è il seguente:

http://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/videoextra.shtml?13792

E ora, andiamo alla volta di Pandino

Pandino Il CastelloCi ritrasferiamo in campagna per raggiungere Pandino, paese che dista 13 km. da Crema e che vanta il castello visconteo meglio conservato della Lombardia.

L’edificio presenta ancora gran parte delle strutture architettoniche originarie e delle decorazioni pittoriche del XIV° secolo. I signori di Milano scelsero questa località perché era un piccolo villaggio circondato da boschi, ideale per dedicarsi alle amate battute di caccia.

Pandino Iterno del CastelloL’edificio ha pianta quadrata e l’interno si caratterizza per l’ampia corte, circondata al piano terra da porticati con archi acuti e a quello superiore da loggiati con pilastrini quadrati. Originariamente tutte le superfici del castello, anche quelle esterne, erano decorate; oggi si sono conservate solamente quelle all’interno delle sale.

Perse la sua destinazione d’origine nell’Ottocento quando la famiglia d’Adda affittò il castello a contadini che, poco alla volta, lo trasformarono in cascina. Solo nel 1920, quando il Comune lo ricomprò, riacquistò, a mano a mano e con una importante opera di ricupero, la sua antica identità.

Il castello fu costruito nella seconda metà del 1300 per Regina della Scala moglie di Bernabò Visconti, da lui amatissima, per ricordare a lei i paesaggi natii in riva all’Adige. La sua destinazione a palazzo signorile, in quell’epoca non si conosceva altro modo di costruirli, è confermata dalle ampie finestre a bifore destinate più ad usi civili che militari.

Circa cent’anni dopo, gli Sforza che succedettero nel potere ai Visconti, rafforzarono Pandino e potenziarono questo palazzo signorile con torri e fossato, trasformandolo in architettura destinata a fini militari per proteggersi da Venezia.

Ma di Regina della Scala non è rimasta solo questa residenza; a Milano fece costruire una chiesa, Santa Maria della Scala, che col tempo andò distrutta. Sul luogo sorse il teatro di corte che mantenne nel proprio nome il ricordo dell’antica chiesta: il teatro prese il nome di Teatro alla Scala.

Gradella

Gradella TrattoriaLa frazione di Gradella ha conservato il suo aspetto di paese rurale e si fregia di essere uno del Borghi più belli d’Italia. È senz’altro unico nel suo genere in quanto le case coloniche sono state ricuperate e riattate molto bene e, cosa curiosa, sono tutte dipinte in giallo. Questa caratteristica rende ancor più piacevole la visita creando un impatto visivo fuori dal comune. Naturalmente in questo piccolo paese vige l’assoluto divieto di costruire nuove case e la parola d’ordine è, e rimarrà si spera, ricupero. Un rigoroso regolamento edilizio prevede infatti che nella ristrutturazione delle case vengano mantenuti mattoni a vista e lesene, conservando e valorizzando decorazioni, modanature e murature caratteristiche esistenti. I serramenti devono sempre essere realizzati in legno e i manti di copertura in coppi.

Ci troviamo in una zona rurale per eccellenza: intorno a noi solamente la pianura con le sue colorate geometrie. I piccoli corsi d’acqua sono usati per l’irrigazione e su almeno una delle loro sponde corrono cipressi ed altre piante di alto fusto. Siamo in un “piccolo mondo antico”, lontani da traffico, rumori, capannoni industriali e scempi edilizi, villette tutte uguali con il “salice piangente a fare da spazzolino da denti alla cancellata (Guido Ceronetti in Albergo Italia)”.

Gradella Villa MaggiRigorosamente gialla è anche Villa Maggi, legata al nome di Onofrio Maggi, nobile bresciano che nel 1558 acquista i primi terreni e le prime case nel borgo di Gradella. Nel 1944, un piccolo cenno storico,  venne requisita dal Comando Germanico di Cremona e  quindi occupata da Graziani, comandante delle forze armate della Repubblica di Salò.

Gradella Fontanile MoiaPoco distante dall’Osteria degli Amici, ci siamo imbattuti nel Fontanile Moia. Il fontanile dipende essenzialmente dalla struttura geologica e dalla composizione della pianura Padana. Le acque superficiali e meteoriche formano, al termine di un processo naturale, una falda acquifera sotterranea che scorre verso l’asse della pianura stessa. Le argille costringono quindi l’acqua ad affiorare creando delle risorgive che l’uomo ha incanalato in un fittissimo reticolo destinandole all’irrigazione.

Gradella La Cappella del LazzaretoPoco fuori Gradella, in località Corella, vennero sepolti i morti della peste di manzoniana memoria a seguito dell’invasione dei Lanzichenecchi (siamo nel 1630, proprio quando la peste si dimostrò più virulenta, decimando la popolazione). Dopo questo evento venne eretta una cappella a ricordarli e il luogo prese l’attuale nome di Lazzaretto.

Gradella Uno dei dainiUna curiosità: se si passeggia a Gradella, ci si imbatte in un allevamento di daini, passione dell’ultima contessa Maggi, Camilla, che portò qui questi animali: si sono adattati benissimo al nuovo ambiente e vivono tranquillamente tra i bovini e gli equini del paese, accogliendo con i loro sguardi i visitatori che loro si avvicinano.

Nel corso del nostro viaggetto in Lombardia abbiamo avuto l’opportunità di ripassare un po’ la geografia che ai nostri tempi era tenuta in maggior considerazione rispetto ad oggi. Vi ricordate gli affluenti del Po? Noi ne abbiamo visti tre: Ticino, Adda e Oglio.

Soncino

Soncino l'esterno delle muraArriviamo al borgo fortificato di Soncino dalle massicce mura in cotto, rinforzate da torrioni circolari e circondato da un fossato in parte ancora colmo d’acqua.

Soncino Rocca SforzescaLa rocca sforzesca si impone allo sguardo dei visitatori come un complesso difensivo di indubbia importanza, anche se a metà del secolo XVI° iniziò il suo lento declino: lo sviluppo delle tecnologie per uccidere fece sì che perse la sua importanza militare. Il toponimo di questo borgo, inserito tra i più belli d’Italia, pare un derivato aggettivale, col suffisso “inus”, dal fitonimo latino sonchus “cicerbita”, specie d’insalata.

L’attesa è stata un po’ inferiore alle nostre aspettative, tuttavia all’interno delle sue numerose chiese ci sono pregevoli opere d’arte.

Soncino Casa degli Stampatori ebreiMolto interessante è la Casa degli Stampatori Ebrei in stile gotico che viene considerata la sede della stamperia della famiglia ebraica dei “Soncino”; da qui uscirono preziosi incunaboli tra cui, nel 1488, la prima Bibbia ebraica completa. Questa cittadina è considerata una tra le poche sedi di stamperie in Italia ed in Europa.

I “Soncino”, dopo la loro cacciata dalla città, migrarono verso sud fino a raggiungere Costantinopoli, mantenendo nelle loro opere editoriali il nome di Soncino in omaggio alla città che li aveva ospitati dopo la cacciata dalla Germania. Restano comunque preziose testimonianze le stampe del 1494 di una seconda edizione della Bibbia in formato tascabile, che venne usata da Martin Lutero per tradurre l’Antico Testamento dall’ebraico al tedesco e quella delle Opere Volgari del Petrarca nel 1503.

Tra i vari palazzi e chiese che ornano questo borgo, vi segnaliamo la Pieve di S Maria Assunta, sorta nel V° secolo, che dopo vari rimaneggiamenti (da segnalare in particolare quelli architettonici derivanti dal concilio tridentino) fu seriamente danneggiata da un terremoto nel 1802.

Soncino Cupola ottagonale di S. Maria AssuntaRestaurata, fu anche notevolmente ampliata, conservando della vecchia struttura navate, cappelle meridionali e campanile, mentre il muro settentrionale venne rettificato e la facciata riportata al suo presunto aspetto medioevale; la parte absidale fu demolita per realizzarvi un tamburo ottagonale su cui s’imposta la cupola; l’interno è in stile neogotico policromo.

Sulla sinistra troviamo S. Rosalia. Come mai la protettrice di Palermo si trova a Soncino? Dobbiamo tornare ancora una volta alla peste del 1630: infatti l’allora  capitano della rocca, don Antonio Ventimiglia di origine siciliana, chiese al soresinese Gian Giacomo Pasini di dipingere la “santuzza” per impetrare la cessazione del flagello.

Prima di congedarci per l’ultima tappa del viaggio, vi segnaliamo una curiosità: non cercate casa a Soncino, se non … leggetelo sul cartelloCartello "Affittasi"

Marina e Luciano

Riflessioni su …

sabato 22 ottobre 2011

Sabato 29 e domenica 30 ottobre ricordiamo l’appuntamento di due giorni presso la sala Polivalente. Verranno trattati temi etici molto importanti e sono previste manifestazioni artistiche di sicuro interesse.

Maggiori informazioni su

www.tavoladismeraldo.it

Riflessioni-su…-Ed-2011-programma-scientifico1.pdf

Riflessioni-su…-Ed-2011-cartolina.pdf

L’invito è esteso a tutti i cittadini: l’ingresso è gratuito 

L’invito è rivolto anche ai Signori Medici ed Infermieri che vogliono accedere ai crediti formativi ECM e per loro è prevista l’iscrizione con una quota di partecipazione.

Luciano Garombo

MANIFESTAZIONI MESE DI OTTOBRE 2011

domenica 16 ottobre 2011

un saluto a tutti,

Seppur con qualche giorno di ritardo Vi comunico le manifestazioni Volpianesi di questo mese:

 

dom. 16  Saggio della Scuola di Teatro Orme in viaggio con “IL MALATO AMMAGINARIO”  Sala Poliv alente ore 21 – ingresso gratuito

mart. 18  Presentazione del convegno “Riflessione su.. la fine della vita”     Sala Polivalente ore 21  org. Tavola di Smeraldo

ven. 21  Serata Gospel  –   Sala Polivalente ore  20,30  organizz. Pro Loco   e  ass. Il Tiglio

sab. 22   Serata danzante   – Sala Polivaletne ore 21  organizz. Pro Loco

sab. 22  Festival  ” I luoghi dele Parole”   l’ITALIA NON E’ MAI  STATA INNOCENTE    –  Pal. Oliveri  ore 21   org. Comune  Volpiano

dom. 23    Visite e prelievi di sangue  –  AVIS  Volpiano dal mattino

dom 23   Festival  “I  Luoghi delle Parole”  UNA NAZIONE SENZA MEMORIA   – Pal. Oliveri  ore 17

dom. 23   Spettacolo Teatrale ” SOGNI, PERSONAGGI  IN CERCA DI …” –  Sala Polivalente  ore 20,30    org. Ass.Toto, Cissp, Colore dei suoni

sab.  29  Premio letterario  e Convegno  RIFLESSIONI  SU … LA FINE DELLA VITA – SALA POLIVALENTE ore  8,30  – 18,30

                          organizz. Tavola di Smeraldo

dom. 30   Continua  il Convegno  RIFLESSIONI  SU .. LA FINE DELLA VITA   -Sala Polivalente  ore 9 – 12

dom. 30  Spettacolo con le scuole medie  RIFLESSIONI  SU.. LA FINE DELLA VITA   – Sala Polivalente   ore 21  org. Tavola Smeraldo

dom.  30  Festa d’ autunno –  CASTAGNATA   Frazione  CASCINE MALONE    ore 14 – 18    organizz. Amici del Malone

 

MarBi

Gita a Casale Monferrato e visita al Casale Armanda a Robella d’Asti

sabato 15 ottobre 2011

Domenica 8 ottobre abbiamo partecipato ad una gita organizzata da Terra di Guglielmo che ci ha portato a visitare Casale Monferrato, per quanti già non la conoscessero e al pomeriggio, dopo pranzo,  siamo stati ospiti della famiglia Calvo e degli Amici del passato a Robella d’Asti, al casale Armanda. E’ stata una bellissima giornata, il tempo era splendido e i posti visitati interessanti.

Cominciamo da Casale Monferrato: sorta in epoca ligure con il nome di Vardagate, divenne poi municipium romano. Subì le invasioni longobarde e venne successivamente cristianizzato da San Evasio che ivi costruì una chiesetta dedicata a San Lorenzo. Il santo fu martirizzato attraverso  decapitazione sul sagrato di detta chiesa. Liutprando, re longobardo fece erigere una grande chiesa sulla sua tomba. La chiesa fu consacrata nel 1107 dallo stesso papa Pasquale II. Il borgo prese il nome di Casal di San Evasio e  fu ghibellino per i legami tra il Barbarossa e lo zio Guglielmo Aleramico, marchese nel Monferrato. Distrutto nel 1215 dai vercellesi, alessandrini, milanesi, il borgo fu ricostruito su autorizzazione di Federico II. Nel 1474 grazie all’interesse di Guglielmo VII Paleologo, marchese del Monferrato, nacque la diocesi di Casale e il duomo assurse a sede vescovile. Abbiamo visitato il duomo in stile neoromanico – lombardo. La facciata è asimmetrica e presenta due campanili laterali. E’ suddivisa in cinque navate. Ai lati della chiesa ci sono due statue raffiguranti  il re Liutprando e la regina Teodolinda che avevano voluto la costruzione della chiesa e la cristianizzazione del popolo longobardo. La festa del santo ricorre il  12 novembre. Lo sguardo si posa immediatamente sul bel crocifisso romanico che campeggia nell’altare centrale e risale al XII secolo.  Il duomo sottoposto a restauro in occasione del giubileo, si è presentato ai nostri occhi  in tutto il suo splendore. Belle anche le cappelle laterali e la sacrestia dove sono esposte opere di argenteria e oreficeria appartenute ai vescovi che si sono succeduti nella diocesi e numerosi reliquiari (il piede di Santa Margherita d’Antiochia, la Croce di Anna d’Alençon,, il busto di Sant’Evasio, …)

Ci siamo poi recati alla sinagoga edificata nel 1595 in vicolo Salomone Olper, da  allora l’edificio ha subito diversi restauri e oggi si presenta in tutto il suo splendore barocco rococo’ piemontese (1700 -1 800). L’impatto tra l’esterno, anonimo, imposte dalle leggi di allora e l’interno appare evidente: la ricchezza dei manufatti, le iscrizioni in ebraico, il coro ligneo lasciano i visitatori senza parole.  La Signora Ottolenghi che ci ha accolto ci ha raccontato che al momento sono presenti venti famiglie ebraiche in Casale, contro le 100 all’epoca della seconda guerra mondiale. La comunità ebraica ha pagato un alto prezzo durante la guerra.  Non dispongono di un rabbino, visto il numero esiguo dei fedeli, ma le celebrazioni comunitarie vengono officiate  da un medico ebreo che svolge le funzioni dello stesso rabbino. Ci ha spiegato come nella parte sinistra vengono accolti gli uomini, a capo coperto e le donne nella parte destra. Una volta c’era il matroneo, nella parte alta, da dove le donne potevano assistere alle funzioni con i bambini. Oggi il matroneo ospita uno dei musie d’arte e storia  ebraica più interessanti d’Europa.  Una guida specializzata ci ha accompagnato attraverso le varie sale dove sono esposte le tavole della Torah (le tavole della legge), i paramenti usati dagli anziani, i bracieri, la tavola preparata secondo la tradizione durante la festa della Pesah, la capanna allestita durante la festa dello Sikkut,  e ci ha spieganto i rituali e i significati delle varie feste. Infine abbiamo visitato una sala con i candelabri a nove luci regalati da artisti ebrei e non, usati durante la festa delle luci. E’ stato molto interessante e istruttivo. La seconda domenica di ogni mese si svolgono queste visite guidate, su prenotazione per i gruppi.

Poi, affamati, ci siamo recati a mangiare all’agriturismo “da Nonno Celestino” e come sempre il servizio è stato eccellente, sia qualitativamente che quantitativamente. Il paesaggio poi era fantastico, un susseguirsi di colline verdeggianti, coperte da vigneti luccicanti al sole: una tavolozza piena di colori caldi e luminosi da fare invidia al migliore degli artisti.

Terminato il pranzo ci siamo trasferiti a Robella d’Asti, al casale Armanda, dal nome della nonna di Pierangelo Calvo. Un casale di famiglia adibito a ecomuseo contadino, dove la famiglia Calvo ha raccolto da generazioni attrezzi da lavoro, mobili, vestiti, oggetti della vita comune contadina, ricostruendo con fedeltà e gusto una casa dell’epoca: camera da letto, cucina, cantina, infernotto, con tutti gli utensili necessari per la raccolta e distillazione del vino, attività tipica di quelle colline. E ancora divise dell’epoca, attestati, diplomi, onorificienze, fotografie a ricordare la storia dei suoi antenati. Il nonno aveva vinto nel 1903 un’importante premio a Londra, presentando un vino selezionato di produzione propria , che gli permise di diventare fornitore ufficiale di vini di casa Savoia (lo é tutt’oggi) e di altre case reali. Una bella soddisfazione! Questo casale è immerso in un bellissimo parco, curatissimo, che domina su uno scenario naturale d’eccellenza: l’arco alpino, con il Monviso davanti a noi. Pierangelo, suo fratello, la sua famiglia, i suoi amici sono riusciti a realizzare con sacrifici, tanto lavoro, passione, anni, una straordinaria testimonianza del passato, mantenendo vivo il ricordo di tradizioni, attività, cultura e modi di vita che oggi non esistono più. Sarebbe bello che le scolaresche, i giovani potessero visitare questi luoghi per non perdere la memoria di una parte del nostro recente passato, ma anche le persone anziane perchè potranno ritrovare una parte del loro vissuto, di cui a volte sentono la nostalgia.

I fratelli Calvo davanti al Casale Armanda

La giornata non poteva finire se non in bellezza: tranquillo ritorno a casa, accompagnati da un tramonto infuocato dietro le colline.

Franca.

Fuori dai luoghi comuni, Prelibatezze alla Crema

mercoledì 12 ottobre 2011

Noi ci siamo! ed ecco la prima parte del racconto del nostro viaggio in Lombardia. Quando lo abbiamo scritto ci siamo accorti che era troppo “lungo” ed abbiamo deciso di  pubblicarlo a puntate. Partiamo alla volta di … (e per la descrizione delle foto, spostateci sopra il mouse)

Robecco sul Naviglio

Robecco sul Naviglio

Robecco sul Naviglio

Il nostro viaggetto in Lombardia inizia da Robecco sul Naviglio, piccolo e delizioso paese abbellito da fiori a profusione. C’è un’unica strada che lo attraversa, lungo cui si possono ammirare alcune ville che testimoniano i fasti di un tempo che fu. Una breve passeggiata ci porta dritti al ponte sotto cui scorre, lenta, l’acqua del Naviglio popolata da pesci. L’altra sponda è meno abitata: un bar con gli avventori locali seduti fuori a godersi il sole e possibilità, per noi, di passeggiare lungo il corso d’acqua. L’atmosfera che ci circonda è ovattata; siamo molto lontani dai rumori, immersi in una campagna piatta ma non per questo priva di fascino.

Cassinetta di Lugagnano

A pochi chilometri da qui c’è Cassinetta di Lugagnano, un paese dove non esistono case di nuova costruzione e ci si sposa come a Reno in Nevada: dalle 9 alle 24. Il sindaco ha preso alla lettera l’articolo 9 della nostra Costituzione in cui si prevede che il Primo Cittadino tuteli il patrimonio e il paesaggio. Risultato: in questo Comune di 1.800 abitanti, immerso nel Parco del Ticino, non ci sono né palazzoni né centri commerciali. Invece di costruire ex novo, si ricupera con molto gusto e qualità il “vecchio” frazionando in appartamenti non solo le case del centro storico ma anche le splendide ville settecentesche.

Cassinetta Lugagnana

Cassinetta di Lugagnano

Il Comune ha sopperito con intelligente creatività ai mancati incassi derivanti dagli oneri di urbanizzazione. Ha aumentato, con il consenso di tutta la popolazione, in misura molto modesta l’ICI; ha provveduto, senza privare i cittadini dei servizi, ad una riduzione delle spese, quali a solo titolo di esempio quella indirizzata verso il risparmio energetico. E si è anche inventato proventi per oltre 20.000 €, derivanti dai matrimoni, garantendo a prezzi contenuti cerimonie splendide compresa gita romantica in barca sul Naviglio.

Lodi

Il nostro itinerario prosegue alla volta di Lodi; prima però di entrare nel centro cittadino, diamo un’occhiata a Lodi vecchio dove si trova una piccola e comunque interessante area archeologica con resti dell’epoca romana e medioevale.

L'imponente fabbrica di San Bassiano

Lodi vecchio

Infatti, Lodi, entrata in guerra con Milano, è costretta ad arrendersi e il 24 maggio 1111 viene rasa al suolo. Successivamente, quello che restò ancora in piedi della città, venne distrutto nel 1158. Nello stesso anno, Federico Barbarossa per ribadire il suo potere imperiale rifonda il 3 agosto una nuova Lodi, quella attuale.

Lodi

Lodi

Una delle più belle chiese di Lodi, quella nuova, è senz’altro San Francesco che ha la stessa peculiarità costruttiva di San Bassiano, chiesa di Lodi vecchio; è caratterizzata da bifore a cielo aperto: “Dal vano delle due bifore sorrise il cielo con pupille azzurre”  così Ada Negri, la poetessa delle nostre reminiscenze scolastiche, che è qui sepolta; i suoi resti furono traslati dal Famedio di Milano nel 1976.

Lodi Chiesa di San Francesco

Lodi Chiesa di San Francesco

Vandali ... d'epoca

Vandali ... d'epoca

L’architettura di San Francesco, dalla facciata rimasta incompiuta, è un esempio che si sarebbe ben presto diffuso in tutto il Nord dell’Italia. L’interno, su tre navate, conserva sulle sue colonne una ricca documentazione di affreschi realizzati tra il Trecento ed il Settecento di buona fattura. Troviamo anche testimonianza dell’italica “vocazione” al vandalismo fissata per sempre su un affresco di una delle colonne.

Il Duomo, dedicato alla Vergine Assunta, in stile romanico, è una delle chiese più grandi dell’intera Lombardia; la prima pietra, come simbolo della rinata Lodi, fu posta proprio quel 3 agosto del 1158; caratterizzato da un profilo asimmetrico, si affaccia sulla quadrata piazza della Vittoria con i portici che l’abbracciano per l’intero suo perimetro: tutti gli edifici, pur in stili diversi, offrono un quadro armonico.

Il Broletto

Il Broletto

Proprio dietro al duomo c’è la graziosa piazza Broletto su cui si affaccia il Palazzo del Broletto, antica sede del potere; al centro è collocato l’antico fonte battesimale, ora proprietà del Comune. Peccato che l’insieme sia piuttosto celato da insegne, tende, tavolini, eccetera dei locali che vi prospettano.

A pochi passi c’è il Tempio Civico dell’Incoronata, che da sempre appartiene al Comune di Lodi e non alla diocesi.

Lodi

Lodi

Rappresenta il monumento più prestigioso della città e uno dei massimi capolavori del Rinascimento Lombardo. La struttura e la cupola sono a pianta ottagonale, l’interno è impreziosito da sontuose decorazioni in oro, da affreschi, tavole e tele di epoche quattrocentesca e successive.

Un’ultima curiosità: una canzone goliardica ricorda il personaggio di Fanfulla da Lodi celebrato da Massimo d’Azeglio, insieme ad Ettore Fieramosca, per ricordare la famosa disfida di Barletta; il capitano di ventura è comunque rimasta una figura alla quale i Lodigiani sono tuttora affezionati.

Ripalta Guerina

Ripalta Guerina

Ripalta Guerina

A poca distanza l’uno dall’altra, abbiamo pernottato in un albergo convenzionato con una trattoria che ha preso il nome da un grande direttore d’orchestra italiano e  che raggiungevamo a piedi. In questa minuscola frazione, con un pugno di case coloniche, una piazzetta ed una chiesa, c’è un ristorante che mai pensereste di trovare in un posto così fuori dal mondo. E non è finita, perché al piacere dell’ottima tavola si è aggiunto il resto, vale a dire un locale davvero accogliente, arredato con buon gusto, disseminato di strumenti musicali.

Scena dal Film

Scena dal Film

Alle pareti ritratti del direttore d’orchestra Arturo Toscanini, del maestro Giuseppe Verdi e, proprio sotto il bussetano, quello di una giovanissima Lucia Bosé a testimoniare che a Ripalta Guerina hanno girato anche un film, Gli sbandati, nell’ormai lontano 1955.

Le serate si sono “allungate” fino altre la mezzanotte, immersi, com’eravamo in piacevoli conversazioni, inframezzate da stacchi musicali, in compagnia del proprietario, grande anfitrione, e di altri ospiti. Vale davvero la pena segnalarlo: se qualcuno si trova da queste parti, la Trattoria Toscanini è un ottimo riferimento.

Arrivederci alla seconda puntata a …
Marina e Luciano

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martedì 11 ottobre 2011

non scrive più nessuno? (nemmeno io, è vero)

è arrivato l’autunno, finite le feste e le serate all’aperto torniamo al nostro blog!!

intanto vi mando qualche foto del mio viaggio in Burundi

era la conclusione di un progetto CCM e Comune di Volpiano sulla prevenzione della trasmissione dell’AIDS tra mamma e bambino durante la gravidanza e il parto, è stato molto interessante vedere dal vero le cose di cui Bordigoni ci parla da circa 30 anni

oggi le foto poi, se vi interessa anche qualche commento

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avete notato lo stemma di Volpiano sulla maglietta e sullo striscione? ce lo meritiamo dopo tanti anni di torte, banchi di beneficienza, polente, cucito ecc. ecc!