Ex manifattura Tabacchi – borgo Regio Parco

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Visitando l’ASTUT, l’archivio di apparecchiature scientifiche usate nell’ambito dell’Università, all’interno della ex Manifattura Tabacchi, abbiamo ripercorso anche la storia dello stabilimento, all’interno di un quartiere prettamente popolare: Regio Parco. Strano nome quindi per un borgo operaio….Dobbiamo risalire ad Emanuele Filiberto, al 1563, quando trasferì la capitale da Chambery a Torino. Provvide immediatamente a far costruire la Cittadella fortificata, per proteggere la città e volle espandere le sue residenze oltre le mura verso nord acquistando da proprietari diversi 81 giornate piemontesi di terreno boscoso, trasformandole poi in parco, alla confluenza della Dora e della Stura nel Po. Furono piantate 17000 piante e si creò un vivaio. La bellezza di questo luogo, pare ispirò il Tasso, nella descrizione del giardino di Armida (Gerusalemme liberata), durante il suo soggiorno a Torino nel 1578 . Emanuele Filiberto introdusse la bachicoltura e la trasformazione da podere modello a dimora di caccia fu opera del figlio Carlo Emanuele I, ampliando il parco a 230 ettari. All’interno del parco fu costruito un castello, ad opera dell’architetto Croce e fu chiamato Viboccone. Per affrescare le stanze fu richiesta l’opera del Moncalvo. Il castello era delimitato da scaloni, portici, colonne, sovrastato da una cupola. Purtroppo la prematura morte di Carlo Emanuele I contribuì all’abbandono del castello da parte dei reali.
Durante gli assedi di Torino del 1640 e 1706, ad opera dei francesi, purtroppo il castello fu distrutto, rimase il parco che diede il nome al borgo. La zona cadde in abbandono, fino al 1829, quando si decise di costruire il cimitero monumentale. Al posto del Viboccone, nel 1760, sorse la Regia Fabbrica dei Tabacchi, per volontà di Carlo Emanuele III. La fabbrica doveva contenere in un unico luogo “la piantagione, il semenzaio e pendaggio delle foglie”, nonché la lavorazione (tritatura e pestaggio) per ridurre le foglie in macinato e polverine. La lavorazione del tabacco e successiva trasformazione, erano severamente controllate dallo Stato, in quanto monopolio. All’inizio si confezionavano solo sigari, poi dopo la guerra di Crimea, venne introdotta anche la lavorazione di sigarette.
L’edificio progettato dai fratelli Ferrogio, fu fino al 1996 uno dei più antichi complessi industriali della città. Fino alla prima guerra mondiale, 1913, era più grande della FIAT, vi lavoravano 1728 operaie (le mani femminili, più minute, bene si prestavano alla lavorazione dei sigari), 183 operai, 25 impiegati, ma negli anni d’oro, arrivò ad accogliere fino a 2500 operai. Il complesso industriale presentava tre strutture: la Regia Fabbrica del Tabacco, la cartiera (che produceva carte da gioco, sempre in regime di monopolio) e la chiesa dedicata al Beato Amedeo. Alla cappella accedevano non solo i lavoratori interni, ma anche gli abitanti del borgo e delle cascine vicine. Nel 1885 la direzione revocò alla diocesi l’utilizzo della cappella, dopo circa un secolo di vita. La cappella fu sconsacrata e adibita a deposito. Fu bombardata durante la seconda guerra e abbattuta nel 1952.
Nel 1887 il cardinale Alimonda Gaetano, su progetto di Rivetti e Scarampi fece iniziare i lavori per la costruzione della chiesa dedicata a San Gaetano di Thiene. L’estetica della chiesa combina insieme gotico, romanico, bizantino. La chiesa costò 200.000 lire, in parte finanziate dal Comune e in parte da donazioni. E’ una delle poche chiese di proprietà del Comune, in Torino. La chiesa dà le spalle al borgo, questo perché si pensava che la città si sarebbe estesa in quella direzione, invece deviando il corso della Dora, l’estensione della città, avvenne in altra direzione.
Nei primi anni del ‘900, in seguito a continue modifiche, la Manifattura è ormai una vera e propria comunità autonoma. La fabbrica presenta infatti al suo interno il distaccamento della Guardia di Finanza, officine e falegnamerie meccaniche attrezzate per ogni tipo di lavorazione, mense per i dipendenti, un raccordo ferroviario che permette l’ingresso dei vagoni (dallo scalo merci di Torino Vanchiglia) all’interno dei fabbricati, locali per il diletto e per lo svago (un cinema teatro, una sala biliardo ed un bar) e soprattutto un asilo nido (denominato incunabolo) che, a partire dal 1 ottobre 1907, accoglie i figli dei dipendenti fino ai tre anni di età e degli alloggi per i dipendenti ricavati direttamente dagli edifici industriali (chiamati dagli abitanti del borgo “case della luce”, per via della presenza al loro interno di energia elettrica prodotta dalle turbine). A queste strutture se ne aggiungono poi altre realizzate in epoca giolittiana soprattutto in funzione delle necessità dei dipendenti: la scuola materna Umberto I , tuttora operante e la scuola elementare Rurale del Regio Parco, che nel 1921 muta il nome in scuola elementare Giuseppe Cesare Abba, valoroso soldato, cronista nella spedizione dei Mille. Nel 1878 il Comune infatti deliberò l’acquisto di un terreno di fronte alla Manifattura, dove sorgevano i giardini del Viboccone, per la costruzione della scuola elementare. La scuola cominciò a funzionare nel 1905, espandendosi via via secondo le esigenze del borgo. Tutto gravitava intorno alla Manifattura.
L’edificio di tre piani, sede della Manifattura tabacchi e ospitante delle abitazioni, fu colpito dal bombardamento del 13 luglio 1943, effettuato da aerei della RAF, con bombe di grosso e grossissimo calibro. I danni riportati dallo stabile furono lievi.
Negli anni Quaranta lavorano qui un fratello di Dante Di Nanni e Teresa Guala partigiani (madre di Vera e Libera Arduino) che contribuiscono a creare un forte nucleo ‘resistente’. Nella notte tra il 25 ed il 26 aprile del 1945 molti dipendenti, le squadre Sap e il distaccamento interno della Guardia di Finanza occupano l’opificio nel quale si combatte la notte successiva, quando gli occupanti aprono il fuoco contro una colonna tedesca che, in ritirata, transita in corso Regio Parco.
Nell’immediato dopo guerra la fabbrica raggiunge l’apice dei livelli occupazionali arrivando ad impiegare la ragguardevole cifra di 2.800-3.000 addetti. Ma si tratta, purtroppo, del canto del cigno. Infatti a partire dalla metà degli anni ’50 inizia un inesorabile declino che porta alla chiusura del reparto del trinciato da pipa e dei sigari (1960), lasciando in atto solamente la lavorazione delle sigarette prodotte oramai con macchinari moderni che portano alla totale scomparsa della figura della sigaraia. In fabbrica restano così poche centinaia di dipendenti: 400 negli anni ‘80 che si riducono a 180 nel 1996, quando il 19 marzo l’antico stabilimento cessa l’attività produttiva.
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Nell’anno 2002 è stata approvata la variante al Piano Regolatore che assegnava una nuova destinazione d’uso all’area in oggetto trasformandola da zona urbana di trasformazione ad aree destinate a servizi pubblici. L’intervento prevedeva l’insieme delle opere edili ed impiantistiche necessarie al recupero degli ambienti del piano terra dell’edificio situate di fronte all’ingresso carraio di Corso Regio Parco. Il progetto è stato teso a soddisfare la necessità dell’Amministrazione dell’Università di disporre di uno spazio unico e permanente destinato al Centro di Immatricolazione, con requisiti di accessibilità. L’area esterna all’edificio oggetto dell’intervento, delimitata per la zona necessaria alla fruizione del servizio, è stata riqualificata con l’inserimento di arredi e attrezzature per esterno (gazebo informativo, area di sosta con panchine, parcheggio biciclette) e parte dell’edificio, ca 2500 mq. sono occupati dall’ASTUT.

Franca

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