Caterina V.

Indico solo l’iniziale del cognome, anche se vorrei che tutti lo conoscessero soprattutto per ciò che ha rappresentato per me.

Sì, perché Caterina V. è stata, preferirei però dire è, perché lo è ancora adesso, una delle donne più importanti della mia vita, mi ha dato moltissimo: il suo ricordo non mi abbandonerà mai e mi accompagna ancor oggi: mi dispiaccio non avere dato continuità al nostro legame che è durato troppo poco, meno di un anno.

Caterina V., con qualche anno più di me, lavorava già, insegnava italiano e storia. Ci tengo davvero a descriverla anche se molto sommariamente, per farla conoscere un po’ di più.

Godeva, tra i suoi colleghi, di una grandissima stima; alcuni forse provavano anche un po’ di stizza, sentivano che non potevano essere alla sua altezza. Personalmente per me era la migliore fra tutti, ma il mio si può immaginare sia un giudizio di parte.

I suoi allievi ne avevano terrore, un terrore folle: era ferocissima con gli errori di grammatica, con una consecutio temporum disattesa, con una preparazione di una lezione raffazzonata.

Nello scritto, poi … è meglio non parlarne: il “5/6” (si indicavano così una volta i voti tra qualcosa più dell’insufficienza e qualcosa meno della sufficienza) era una chimera che si perseguiva durante tutto l’anno scolastico. I voti dei temi erano sempre dal 5 in giù: poveretti quegli allievi ai quali toccava Caterina!

Non si limitava al solo insegnamento, le sue erano anche lezioni di vita, di tolleranza: su una cosa era intransigente, correttezza e comportamento tra persone; tuttavia se qualcuno, cui (lezione di Caterina sull’uso di “cui” e “al quale”) avevi dato “moneta buona” ti ripagava con “moneta falsa”, eri autorizzato ad usarla anche tu, ma mai, assolutamente mai per primo.

Fortunatamente per me, dopo i primi incontri, si stabilì immediatamente un rapporto splendido, quasi idilliaco, che divenne presto una comunanza d’amorosi sensi.

Un po’ di pazienza, ancora, perché devo partire da lontano.

Siamo nell’ottobre del 1965 (anche se tanto tempo fa, tuttavia sono sempre quelli dell’Era Volgare). All’epoca dei fatti, di anni, ne avevo quindi sedici.

Avevo terminato la frequenza del biennio, propedeutico a tutte le specializzazioni, presso l’Avogadro di Torino e si trattava di fare una scelta definitiva, quella della specializzazione, per il triennio successivo. All’inizio la mia scelta era caduta sulla specializzazione nucleare; mi sembrava rappresentasse, per gli anni a venire, un’ottima scelta, soprattutto sotto il profilo del lavoro. Venni poi a sapere, informandomi con gli allievi più anziani, che le prospettive in Italia erano davvero scarse, forse addirittura nulle. Questa mia preferenza dell’epoca e immaginata per il mio futuro, non teneva conto di ciò che avrebbero comunque rappresentato dismissione e smaltimento del materiale fissile: semplicemente perché allora non se ne parlava affatto (ho poi votato contro l’uso del nucleare).

Alla luce della prospettiva che si era ormai ridotta ad un lumicino, decisi di cambiare specializzazione e scelsi le telecomunicazioni, che, almeno teoricamente, mi sembrava un’altra buona opzione per il mio avvenire lavorativo.

Quel giorno di ottobre noi, studenti che iniziavano la terza, eravamo stipati in attesa dell’assegnazione alle varie classi.

“Terza A meccanici”. Iniziava l’assegnazione di noi allievi alle classi, e dopo una sequela di trenta/trentacinque nomi di noi, la voce continuava: “Saranno accompagnati in classe dal loro insegnante di meccanica”.

Il gruppo si stava riducendo a mano a mano che trenta di noi andavano in classe con uno dei loro insegnanti, una classe dopo l’altra: si cominciava a stare più larghi, finalmente!

Toccava a noi, quelli che avevano scelto la specializzazione delle telecomunicazioni. Non mi chiamarono con la sezione A, non con la B.

“Terza C Telecomunicazioni”, l’ultima sezione, c’ero anch’io. “Saranno accompagnati in classe dalla loro insegnante di italiano, la professoressa Caterina V.”

2 Commenti a “Caterina V.”

  1. Margherita Bigano scrive:

    Avevo immaginato questo personaggio, riaffioravano i vecchi ricordi di scuola, vedevo nella mente tutti questi ragazzini vocianti in attesa di essere destinati nelle loro aule, e Tu sul più bello interrompi il racconto?
    Proprio come fanno nelle fiction in televisione.?

    Non va bene Luciano !, devi scrivere subito la seconda puntata.

  2. Daniela B. scrive:

    Ecco, appunto! E dopo? Com’è finita la comunanza di amorosi sensi?

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