Riflessioni di inizio anno

……. Certo sarebbe bello scoprire come avete trascorso il Natale, quali sono le Vostre tradizioni, le Vostre ricette, i modi di vivere queste feste, gli addobbi,  i canti, le cose create da Voi e  che avete regalato, i regali più brutti e piu’ diversi che avete ricevuto, l’ invito è rivolto a tutti Voi che ci leggete . Sarebbe  un modo simpatico di conoscerci, di abbattere barriere e allargare le nostre visioni su aspetti della vita quotidiana, partendo da una tradizione sentita quale quella del Natale al fine di raccogliere idee,  suggerimenti e perchè no, confrontarsi.  Che ne dite? Una sorta di collezione collettiva di tradizioni, ricette, fiabe, giochi, testimonianze dei Natali che avete vissuto, il Natale più bello da ricordare e quello più triste. Se siete d’accordo, lasciate un commento.

Franca.

6 Commenti a “Riflessioni di inizio anno”

  1. Daniela B. scrive:

    Si, sono d’accordo e mi piace l’idea. Scriverò qualcosa appena possibile.
    Ciao

  2. gaspara scrive:

    per me il natale è LA FESTA
    tante feste e tanti regali, a casa mia tutto arrivava a Natale, il cappotto nuovo, i guanti, persino le scarpe (le provavamo ma poi erano messe via per Natale)

    io faccio tantissimi regali, quando dico tantissimi vuol dire circa un centinaio, magari una cosa piccolissima, un addobbino di quelli che costano solo qualche centesimo, o fatto da me, o una marmellata fatta da me, o un libro che avevo in casa… compro regali tutto l’anno, quando trovo qualcosa che mi sembra potrebbe andar bene per qualcuno, Per esempio al mio ex capo, che gli piace la musica rock (o simile) di solito compro un CD (di quelli economci) in un paese dove vado d’estate, chiedo “musica leggera locale”, così negli anni ha musica, albanese, slovacca, lituana, francese, spagnola…per un’altra mia amica cerco qualche babbo natale, per mia zia un cestino di dolciumi pienmontesi…
    e libri, tanti libri
    e poi Natale sono due pranzi di famiglia: il 24 qui con cognati e nipoti, quest’anno eravamo 15, non c’era mia figlia ma c’era la morosa di un figlio, invece il 25 a Milano, adesso ci sono solo due zii ma con cugni e figli e i miei fratelli che arrivano da via e altri aggregati quest’anno eravamo 22
    Poi c’è S. Stefano, tutti tranquilli a mangiare avanzi e leggere i libri nuovi, nel pomeriggio un po’ di amici a chiaccherare, giocare a carte e mangiare ancora avanzi!

  3. Franca scrive:

    Brava Gaspara hai dato il via alla saga.
    A breve pubblicherò anch’io qualcosa che ho già scritto.
    Grazie per aver raccolto l’invito.
    Aspettiamo altri racconti……

  4. Franca scrive:

    Dal 1976, da quando sono sposata, il Natale lo abbiamo sempre festeggiato dai miei suoceri a Cumiana. Noi andavamo a messa a Volpiano a mezzanotte e poi il giorno dopo si aprivano sotto l’albero i regali dei nonni di Volpiano, zii e cugini con i canti di Natale in sottofondo e alla presenza di tutti i parenti. Una corsa a cercare i biglietti con i propri regali da scartare e poi la gioia di farli vedere ai cuginetti. Purtroppo il tempo a disposizione era poco perché dovevamo andare a festeggiare a Cumiana, dove ci apsettavano per l’ora di pranzo. Appena giunti, tempo di saluti e di abbracci e poi mentre gustavamo un aperitivo con ottimi stuzzichini preparati dall’impareggiabile Nonna Uccia si procedeva all’apertura dei regali.
    La gioia dei bimbi naturalmente era indescrivibile, ma anche la nostra contentezza nello scartare i regali che per me, mia cognata e Cristina erano sempre manufatti creati dalle abili mani della nonna: lenzuola ricamate, tovaglie, asciugamani, vestitini, vestaglie, gonne, coperte…
    Tutti gli anni riusciva a stupirci con i suoi regali. E per gli uomini, completi intimi, o camicie, maglioni. La casa era addobbata a festa con tovaglie preziose e lenzuola e biancheria ricamata. Il pranzo poi é sempre stato strepitoso perche Nonna Uccia era anche un’abile cuoca.
    La tradizione prevedeva il tacchino come secondo, intero, farcito, cotto al forno: 6 chili di tenerezza e aromi. Ma prima non potevano mancare una serie infinita di antipasti, dal vitello tonnato, alla lingua al verde, dalle ostriche alla’insalata di mare, alle torte salate con le verdure, e poi i cappelletti, unici, con un brodo favoloso. I cappelletti rigorosamente fatti con tre tipi di carne diversa e ancora mortadella, parmigiano, buonissimi, si faceva sempre il bis. Finite tutte queste portate la nonna se ne usciva candidamente con: “Qualcuno gradisce un po’ di lesso?, oppure “Ho dimeticato i formaggi!”. A queste domande rispondevamo di avere pietà di noi….. e finiva sempre con una bella risata. Al via poi la saga dei dolci: cartellate pugliesi con miele e frutta secca, panforte, torroncini, fichi secchi con mandorle, tostati al forno dalla nonna….
    Un pranzo da re!!!!! e se c’erano per caso ospiti aggiunti all’ultimo momento, non c’erano problemi, la casa e la tavola erano sempre aperti a tutti. Grande l’accoglienza e la disponibilità dei miei suoceri.
    Il pomeriggio guardavamo vecchie foto, mentre i bambini giocavano con i nuovi regali, e poi più grandi, si faceva tutti una passeggiata a vedere il presepe meccanico in Confraternita (a Cumiana) , oppure quattro passi per le collinette, tempo permettendo. Al ritorno i ragazzi facevano a gara a chi contava più alberi illuminati durante il percorso. Le giornate pur rispettando un protocollo uguale, erano sempre diverse e la voglia di raccontarci e di vederci, di stare insieme sempre tanta.
    Purtroppo ora i miei suoceri non ci sono più, pertanto con Brizio abbiamo deciso di continuare la tradizione dei cappelletti e del tacchino qui da noi e pare che l’esperimento di questi tre anni sia riuscito dagli apprezzamenti ricevuti.

  5. Daniela B. scrive:

    Trovo che i mezzi di comunicazione, incominciando a martellarci con musichette e pubblicità già a Ottobre, abbiano tolto al Natale la magia e la solennità che merita .

    Così i Natali che ricordo più volentieri sono quelli vissuti da bambina, quando la televisione ancora non c’era e la celebrazione della Natività era vissuta seconda la tradizione religiosa e le abitudini del luogo.

    Io vivevo in un paese del Veneto vicino al mare ed era raro avere un “bianco Natale”. Qualche volta capitava ed era una gioia immensa per i bimbi.

    I miei genitori preparavano un grande presepe con tante statuine di gesso e il muschio vero. Sovrastava il presepe un maestoso albero di Natale con pochi addobbi natalizi ma tante cose buone come cioccolatini, caramelle, torroncini ed anche mandarini, una vera tentazione quando si passava di lì, ma niente doveva essere toccato fino a Natale e noi eravamo “abbastanza” ubbidienti. C’erano anche le candeline che si pinzavano all’albero, erano vere e quando si accendevano era sì un rischio ma anche un incanto di luci in movimento.

    La festa iniziava già la vigilia con un solo grande pasto a metà pomeriggio a base di ogni sorta di pesce che poteva variare da un anno all’altro ma rigorosamente sempre presenti erano il capitone ed il baccalà. (la ricetta alla prox puntata) E per primo gli immancabili “bigoli in salsa” (spaghetti con le acciughe) Il profumo che si sentiva fin dalla strada era un anticipo alle delizie che ci aspettavano e metteva allegria. La mamma era una cuoca sopraffina, amava cucinare e non finiva mai di stupirci con tutti i manicaretti che era capace di inventare.

    Per i bambini la festa dei regali non era Natale: Gesù Bambino portava solo qualche oggetto di prima necessità. I giocattoli erano prerogativa della befana: quella era la notte tanto attesa dai bambini ed era così carica di emozioni e aspettative che non si voleva andare a dormire.. Il giorno dell’Epifania si passava a giocare con i nuovi giocattoli e a leggere i libri di fiabe che la Befana aveva portato. Gli adulti si riunivano con i parenti e gli amici, facevano grandi tavolate e dopo pranzo giocavano a carte o a tombola. Non c’era l’agiatezza dei nostri giorni ma regnava un’armonia e un’intesa che diffondeva serenità : caratteristica abbastanza rara di questi tempi.

  6. gaspara scrive:

    vogliamo le ricette!

Scrivi un commento