ogni promessa è debito (2)

Continuo con le “notizie” sulle foto pubblicate, mesi fa, durante il gioco alla scoperta di Volpiano

questa volta parliamo di cose serie e di scritte (e anche la prossima)

ecco la foto in questione

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La scritta si trova di fianco al negozio Arcobaleno, in “Furnet” ovverossia Via Emanuele Filiberto, quasi sull’angolo con viia Garibaldi, ben visibile per chi percorre questa via in direzione della Piazza.

Era il 1978, il 9 maggio una telefonata anonima aveva fatto ritrovare il cadavere di Aldo Moro.

Il 14 maggio si votava per i Consigli Comunali in numerosi comuni tra i quali Volpiano e c’era la paura di provocazioni.

Erano anni duri, chi si occupava di politica, anche solo amministrativa era sempre in allerta.

Nel 1976 Volpiano era stata “interessata” dal processo alle Brigate Rosse di Torino: pochi se lo ricorderanno ma i brigatisti rifiutarono gi avvocati difensori per impedire che il processo si svolgesse e quando furono loro assegnati avvocati d’ufficio li minacciarono di morte, come minacciarono i giurati. Fu difficile trovare i giurati, molti si “ammalarono” di paura.

Un consigliere comunale di Volpiano, l’avvocato Gilardoni, accettò di essere difensore d’ufficio e devo dire che , purtroppo, mentre lui accettava un grosso rischio per permettere alla giustizia di funzionare, qualche avversario cercò di farlo passare per “amico delle brigate Rosse”.

La notte prima delle votazioni c’era molta preoccupazione e qualcuno rimase a “sorvegliare” fin dopo le 3 di notte. Ma inutilmente: quando il mattino ci recammo ai seggi, allora gli scrutatori dovevano essere presenti alle 6, era comparsa la scritta in bella vista (allora Via Garibaldi era doppio senso), purtroppo anche a Volpiano c’erano amici delle BR (o provocatori?)

3 Commenti a “ogni promessa è debito (2)”

  1. Margherita Bigano scrive:

    Quanti tristi ricordi può provocare anche solo una vecchia e sbiadita scritta sul muro !!!,
    Quel periodo, per molte persone è stato di terrore, ansia e paura ,
    senza parlare di quelli che sono stati gambizzati o addirittura uccisi, ma tutti abbiamo vissuto quei momenti con grande preoccupazione.
    Speriamo veramente che queste follie non si ripetano mai più.
    Io mi ricordo che il 9 maggio era una giornata di sciopero ed eravamo entrate al lavoro più tardi quando è arrivata la notizia del ritrovamento di Aldo Moro.

  2. DANIELA B. scrive:

    Gli anni di piombo sono stati duri anche per chi lavorava nelle grandi aziende perché lì si erano infiltrate le BR.
    Riporto brevemente, per esigenze di spazio la testimonianza di un volpianese che ha vissuto sulla propria pelle quel periodo buio.
    – “Lotta dura senza paura, pagherete tutto, pagherete caro”
    Il corteo avanzava minaccioso nel reparto fermo perché ormai era impossibile lavorare, il fazzoletto rosso copriva i loro visi e rovesciavano e distruggevano tutto quello che trovavano. Pensavo: non devo farmi prendere perché oltre ai problemi fisici avrei anche grane con la Direzione che imperava” Non vogliamo eroi o teste calde capito?!” Trovai rifugio nel sottoscala con altri colleghi fino a quando il corteo si allontanò con un altro slogan “come mai come mai sempre in c…agli operai or che i tempi son cambiati anche in c…agli impiegati”.

    All’epoca ero impiegato capo reparto e la sera dopo il lavoro frequentavo l’università, mi mancavano pochi esami e dovevo laurearmi.
    Una sera entrai a Palazzo Nuovo insieme ad un collega: schiamazzi, discussioni,
    gruppi di giovani barbuti, disordine ovunque.Noi avevamo lezione ed entrammo.
    Attraversato l’atrio dal fondo una voce gridò “prostituti sociali”. Tutti tacquero.
    Il collega pallido in volto e sottovoce disse ” Pensi ce l’abbiamo con noi?”
    “Si – risposi – ma non voltiamoci usciremo dal garage”
    Due giorni dopo, alle 6 del mattino, entrando nell’ufficio del reparto trovai i colleghi con il volto tirato e gli occhi lucidi. “Sai – mi dissero – hanno gambizzato Aldo, chi è stato? B.R o prima linea? ” Non si sa: erano in quattro armati contro uno indifeso, di sicuro erano dei vigliacchi! “Domani toccherà a uno di noi, cosa facciamo?”
    “Andiamo avanti, non abbiamo alternative”.

  3. Piera Camoletto scrive:

    Questo simbolo, ci ricorda il periodo più nero che il nostro paese abbia dovuto superare dal dopoguerra ad oggi.
    Anche nell’azienda del gruppo Bugnone “Tecmo,” dove lavorava mio marito, apparve questa scritta, e il generale Dalla Chiesa visitò lo stabilimento.
    U’aria di paura ed incertezza era in ognuno di noi.
    Molte morti, l’uccisione della scorta e “il sequestro di Aldo Moro, l’uomo del dialogo e dell’apertura a sinistra, conclusosi tragicamente fra mille polemiche”.
    Ancora oggi restano molte ombre e interrogativi.
    Qualcuno manovrava queste menti? Qual era l’obiettivo?
    Se non ricordo male nello stesso periodo entrarono in azione anche i N.A.R. e il nostro paese fu scosso da bombe che seminarono morte e distruzione.
    Non si era più sicuri da nessuna parte, il paese era completamente sotto shock.
    Quanti misteri avvolgono ancora la nostra travagliata storia.

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