Il prezzo della guerra

Mio padre era un bambino di neppure sei anni quando suo padre partì per la  prima guerra  mondiale e dovette cominciare a lavorare nei campi per aiutare il nonno. Finita la guerra il papà tornò… ammalato. Lo stato, allora, aveva promesso una ricompensa a tutti i combattenti e i contadini speravano in un pò di denaro per comprarsi un pezzetto di terra. I miei nonni si videro recapitare un pacco contenente un pezzo di stoffa per un vestito da uomo. Mio padre fu il beneficiario di quel tessuto, ma raccontava che era talmente brutto, nonostante il buon lavoro del sarto, che quando lo indossava gli sembrava di avere addosso un sacco di quelli che si usavano per contenere il grano.
Sono stata qualche anno fà, al sacrario di Redipuglia e ne ho visitato il museo. Con commozione ho osservato le lettere e le poche cose che i soldati avevano in dotazione. Poi la mia attenzione è stata attratta da quello che definisco un brutto quadro. Rappresenta una donna con il figlio in braccio che puntando il dito verso il marito dice: ” vai a fare il tuo dovere verso la patria, ai figli penso io”. Non credo rappresentasse giustamente il pensiero delle donne italiane, le quali, subivano questa situazione. Molti di questi soldati erano analfabeti e per andare in guerra lasciavano la famiglia in una situazione di miseria che, in loro assenza, poteva solo peggiorare. Molti uomini hanno perso la vita, molte mamme hanno perso i loro figli, altre li hanno cresciuti da sole con enormi sacrifici e molto coraggio.

Piera

1 Commento a “Il prezzo della guerra”

  1. Gaspara scrive:

    ciao
    finalmente sono venuta a vedervi, brava!
    cerchero’ di venuire regolarmente a leggere, sperando di trovare sempre cose interessanti
    a presto

Scrivi un commento