Un imprenditore illuminato: Francesco Cirio

 

   

Tutti conoscono i pelati e le conserve Cirio, ma molti associano questo marchio ad origini napoletane…. In realtà Francesco Cirio, fondatore dell’omonina azienda, era nato a Nizza Monferrato il 25 dicembre 1836, da famiglia di umili origini. Il padre,commerciante, intraprese diverse attività, spostandosi ben presto da Nizza. Dapprima gestì un emporio di pane,pasta, olio, con annesso macello. Ma causa recessione si trasferirono ad Alessandria dove partecipò alla costruzione della cittadella. Francesco a soli 11 anni, pur non avendo studiato, sviluppò ben presto un innato senso per gli affari, dopo vari spostamenti, approdò con suo fratello a Torino, a Porta Palazzo, che allora era il mercato alimentare più grande d’Europa. Francesco comprava prodotti ortofrutticoli la sera prima della chiusura del mercato a prezzi ribassati e poi con le ceste prima e il carretto poi, li andava a rivendere direttamente nelle abitazioni dei clienti nelle zone periferiche della città. A fronte della crescente domanda europea di primizie italiane, il Cirio seppe trovare una risposta non solo al problema sollevato oltralpe, ma anche all’esigenza di conservare gli alimenti per consumarli poi nella stagione fredda ed inclemente. Nel 1856 prese in affitto un locale in Via Borgo Dora 34, dove fece installare un camino contenente due caldaie. Qui, basandosi solo sull’evidenza della prova pratica, pervenne infine ad un metodo efficace per conservare i piselli. A dire il vero Francesco Cirio non scoprì nulla, fu Nicolas Appert che nel 1795 inventò il procedimento chiamato poi appertizzazione in suo onore. Il merito attribuibile a Cirio è semmai quello associato all’immagine del pioniere, alla figura dell’uomo che fece nascere l’industria conserviera in Italia.
Da quel momento, la strada per la produzione industriale di alimenti in scatola era avviata. Venne aperto il primo stabilimento Cirio a Torino. In breve tempo ai piselli vennero affiancati altri prodotti fino ad arrivare al pomodoro, un caposaldo della cultura alimentare mediterranea, l’ortaggio che più di altri si legò al nome dell’azienda, quasi sovrapponendosi ad essa: il pelato Cirio. Con la presentazione dei suoi prodotti alla fiera internazione di Parigi nel 1867, Cirio, sancì il successo dell’industria conserviera italiana nel mondo. Seguirono aperture all’estero: a Berlino, Londra, Liverpool, Sydney, Bruxelles e molte altre città. Tuttavia Francesco Cirio non volle operare in un’unica direzione, ma grazie alla sua energia diede vita a nuove attività imprenditoriali. Fu infatti esportatore di uova, imprenditore agricolo in società col Principe Enrico d’Olanda, coltivatore di tabacco in provincia di Lecce e pioniere ante litteram nella bonifica dell’Agro pontino. Negli anni che culminarono con la sua morte, avvenuta a Roma all’alba del 1900, una serie di operazioni finanziarie sbagliate causarono un grave dissesto al suo patrimonio. Forse Francesco Cirio, figlio di un’Italia rurale e privo di una moderna cultura d’impresa, si avventurò in territori a lui sconosciuti, confidando in un istinto che non fu sufficiente a sottrarlo alla sconfitta.
In ogni caso, due avvenimenti di rilievo segnarono il periodo immediatamente a ridosso della morte di Francesco Cirio, lo spostamento della Ditta Cirio-Società Generale Conserve Alimentari da Torino a San Giovanni a Teduccio, vicino a Napoli e il passaggio del pacchetto azionario di maggioranza alla famiglia Signorini, che seppe portare l’azienda all’apice del successo con strategia di marketing e qualità di prodotti. La Cirio diventa un simbolo dell’eccellenza italiana ed arriva ad occupare migliaia di persone in Campania.
Francesco Cirio e’ sepolto nel Cimitero monumentale di Torino.

Franca Furbatto

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