Mestieri nel presepe piemontese – parte quarta

statue

 

Continuiamo con i mestieri:

Il Carboné (il carbonaio) é una persona in carne e ossa, correlata all’azione del fuoco che si poteva incontrare nei boschi o per le strada, nel presepe però la figura risulta negativa perché i carboni, i tizzoni ardenti sono legati alle sofferenze delle anime del purgatorio e dell’inferno. Questa immagine ha reso il carbone il regalo ideale per i “bambini biricchini”, da parte della Befana. Quando i boschi erano più sfruttati la produzione del carbone di legno era piuttosto diffusa, essendo il carbone richiesto sia per usi domestici che industriali. La carbonaia veniva realizzata nel bosco in uno spiazzo attrezzato. Venivano piantati dei pali a terra a base quadrata, sui lati venivano posti pezzi di legno sovrapposti gli uni agli altri, fino alla cima dei pali, ricavando il braciere della carbonaia. Altri pezzi di legno in lunghezza venivano sistemati sino a formare un cono, come un camino. Per sigillare la struttura la si copriva di muschio, paglia, foglie e terra pressata. Si accendeva infine il braciere dall’alto inserendo delle fascine accese e pezzi di legno e si copriva con una lastra di pietra. Si praticavano dei fori dall’alto per attizzare il fuoco e controllare la combustione permettendo lo sfiato. Quando usciva un fumo azzurognolo si capiva che la combustione era terminata. La combustione durava parecchi giorni e i carbonai dovevano rimanere sempre attivi sul posto per controllare la combustione.

Il Babau (l’uomo nero) Viene rappresentato da una statuina di un uomo nero, con aria truce, vestito all’orientale, potrebbe rassomigliare a un re magio, ma l’uomo appare più dimesso. Adesso non é più presente, ma una volta appariva nei presepi piemontesi, soprattutto nella parte meridionale a rappresentare il cattivo, per impaurire i bambini più discoli. Figura che i nonni (di allora) invocavano per tenere i bimbi a bada. Secondo il tema della contrapposizione tra il bene e il male, la figura assume la parte del “cattivo”.

Il Vipré ( il cacciatore di viper) , ancora in attività oggi per fornire il veleno dei serpenti alle case farmaceutiche. I suoi terreni di caccia sono soprattutto le pietraie, i muretti a secco, i ruderi abbandonati, i prati ben esposti al sole, nei pagliai. Il cacciatore di vipere é dotato di un bastone biforcuto a una estremità, con il quale cerca di bloccare l’animale poco sotto la testa, una pecie di lunga pinza di legno e un vaso grosso o un sacco per mettere dentro la preda. Questo personaggio un po’ conturbante svolge nel presepe un ruolo importante perché introduce il “serpente”, cioé il diavolo tentatore. La figura del vipré assume un ruolo particolare perché  evoca, con la sua presenza, il compito di combattere il male, dedicando la sua intera vita e così dovrebbe essere per tutti i credenti.

Lo Spaciafornel (spazzacamino) L’uso dei camini per riscaldamento e per cuocere i cibi, rendeva tempo fa indispensabile la figura dello spazzacamino. Dovevano essere piuttosto numerosi per poter soddisfare tutte le richieste. Provenivano dalla Val Vigezzo e Cannobina , nel Verbano e dalla Valle dell’Orco, in Piemonte. Mestiere durissimo, impegnava da marzo a dicembre. Era un mestiere itinerante, ma per una strana ragione, pur rappresentando una figura  scura, coperta di fuliggine, ha sempre suscitato tenerezza. Soprattutto nella Valle dell’Orco gli spazzacamini si spingevano anche in altre regioni, Lombardia, Liguria, Francia e assoldavano i bambini, i gogn, perché con il loro corpicino riuscivano a penetrare tra le pareti strette dei camini, svolgendo un lavoro davvero infernale. Il ragazzino saliva sulle spalle del padrun e si arrampicava nei fornelli, carichi di fuliggine, tenendo gli occhi socchiusi per evitare che questa entrasse negli occhi……e aprendo un varco con degli attrezzi partcolari, giunto sul tetto gridava “spaciafornel”, in modo che il il padrone di casa capisse che il camino era stato disostruito. Scendendo raschiava la parete dello stesso camino per pulirlo da incrostazioni. Alla fine si raccoglieva la polvere che veniva venduta agli orefici per pulire i metalli e la parte più densa trovava uso per lavori particolari.

Direi che con lo spazzacamino ho finito la saga dei personaggi insoliti che difficilmente oggi troviamo ancora nei presepi, vuoi perchè si riferiscono a mestieri ormai scomparsi, vuoi per la mancaza di produzione di statuine raffiguranti queste arti. Mi é sembrato simpatico però scoprire, attraverso il libro “Presepi – i personaggi della tradizione piemontese” Guido Moro, le caratteristiche della composizione del presepe tipico delle nostre terre. Curiosità, fantasia, tradizione ricordi e fiaba sono stati i principi che hanno guidato  il mio breve viaggio attraverso le statuine di questo presepe immaginario che ho allestito in questi giorni con Voi, virtualmente. Ogni personaggio mi ha lasciato qualcosa di sé, qualche nota, qualche aneddoto, le loro dure vite; spunti eccezionali per creare e raccontare nuove fiabe alla mia nipotina, negli anni che verranno, tutte le volte che allestiremo insieme un nuovo presepe.

Ancora cari auguri a tutti per un Felice Anno!

Franca

 

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