Da vedere cortometraggio “Vado a scuola” di Pascal Plisson

Il film “Vado a scuola” del cineasta Pascal Plisson impartisce una lezione di vita a tutti noi: adulti e ragazzi, sui sacrifici che bambini sparsi in ogni parte del mondo devono affrontare, ancora ai giorni nostri, per poter frequentare una scuola e imparare a leggere e scrivere. Il regista ci descrive la storia di quattro ragazzini, abitanti in disagiati posti del mondo, del loro travagliato percorso per recarsi a scuola. Ogni mattina il keniota Jackson e la sorella attraversano a piedi 15 chilometri di savana con il rischio di imbattersi in elefanti e leoni; sulle montagne dell’Atlante marocchino la dodicenne Zahira e due amichette affrontano ogni lunedì 22 chilometri di sentieri impervi e rocciosi; in Patagonia, Carlito cavalca con la sorellina fra sassi e guadi per 25 chilometri; mentre il piccolo bengalese poliomielitico Samuel arriva in classe solo perché i gracili fratellini sospingono la sua arrugginita carrozzella lungo otto accidentati chilometri. Tutto questo per avere la possibilità, attraverso la cultura, di sperare in un futuro diverso da quello in cui vivono. Certo Jackson o Zahira, o Carlito o Samuel non sono attesi dai loro genitori, fuori dalla scuola, con mezzi ingombranti e rumorosi, per essere riportati a casa. Dovranno invece , da soli, ripercorrere la stessa strada coperta al mattino per ritornare alle proprie case, dove li aspettano altri compiti e piccole incombenze da sbrigare. Niente computer, divano, lauta merenda ad attenderli. Nonostante tutto, negli sguardi e nei sorrisi dei ragazzi, protagonisti del video che caricherò, vedo solo gioia e tanta fierezza!!!

Franca Furbatto

2 Commenti a “Da vedere cortometraggio “Vado a scuola” di Pascal Plisson”

  1. Daniela B. scrive:

    L’ho visto e condivido l’opinione che si tratti di un film istruttivo sotto diversi aspetti. In molti dovrebbero vederlo e avrebbero conferma che in certe circostanze serve il sacrificio, non basta il solo blaterare come succede sempre più spesso. Purtroppo la vita comoda, la storia ce lo insegna, sforna individui senza nerbo ma non per questo disposti a una vita mediocre. Si cerca il prestigio senza l’incombenza dell’impegno. Ecco che assistiamo alle più basse nefandezze, sempre più dilaganti, specialmente di questi tempi.

  2. Luciano Garombo scrive:

    Condivido pienamente il contenuto tuo e di Daniela. Anni fa, in Egitto, ho visto bambine di nove o dieci anni che tornavano alla loro casa (e non dimentichiamo come sono le loro case): erano le due pomeridiane e in Eitto a quell’ora fa molto, molto caldo e una strada di dieci, dodici, quindici chilometri (cui si aggiungono quelli fatti già al mattino per andarci a scuola) davvero diventa lunga e lunga.
    E forse se portassimo lì qualche scolaro, e forse molti più genitori, forse capirebbero entrambi come si vive ancora in certe parti del mondo. E forse si darebbe una spiegazione a quel barcone di bambini “abbandonati” da genitori nelle mani di scafisti senza scrupoli pur di dar loro una speranza.

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