L’unico dissapore

Due volte la settimana avevano due ore filate di lezione con Caterina. Lei ne approfittava per educarci, non solo sotto il profilo dell’acculturamento, ma soprattutto per fare di noi ragazzi uomini del domani. E a questo dedicava sicuramente almeno un’ora ogni settimana.

Naturalmente io ero sempre nel primo banco davanti alla cattedra, penso che lei ed io non fossimo distanti mai oltre i due metri. Ormai era nato tra noi un filo intellettuale che finiva per trasformare queste sue lezioni in un dialogo, quasi un salotto tra noi due soli.

Gli argomenti partivano dall’attualità di un avvenimento, da un fatto di storia d’altri tempi, da un verso di Dante. Riusciva, con una abilità straordinaria, a riportarci indietro nei secoli, nella letteratura greca o latina, trovare le affinità, o un principio, e legava questi fatti distanti due millenni dando una consistenza alle argomentazioni.

Non mancava mai di coinvolgere la classe nella sua totalità; talvolta c’erano dei “È proprio vero, non ci avevo pensato”, ma erano buttati lì tanto per non fare “scena muta”. L’unico che entrava in contraddittorio con lei ero io.

Eravamo, quel giorno, ormai verso la fine di quella prima ora. Credo abbia voluto provocarci, chiedendoci la nostra opinione su di lei: dopo questa sua uscita neppure i moscerini sbattevano più le ali. Protetto da una sorta di “immunità”, replicai terminando con un testuale “E pensare che me l’avevano descritta come un mostro!”. Sorrise, finì nei dieci minuti successivi l’argomento e poi disse “Passiamo a Storia”.

L’incubo dell’interrogazione d’Italiano era finalmente passato. Mi guardò con gli occhi da birba, mi sorrise e … “Vendetta, tremenda vendetta su Garombo. Vieni, ti interrogo di Storia”.

L’espressione delle parole e del viso certamente non erano di vendetta per quello che poc’anzi le avevo detto, infatti non avevo ancora voto e l’interrogazione non poteva, e meno che mai doveva, essere messa in relazione proprio alla chiacchierata precedente.

Avevo preparato con molta cura la lezione di italiano orale, ma quella di storia proprio no, sì ricordavo la lezione di qualche giorno prima, ma sapevo non sarebbe stata sufficiente. Mi fece qualche domanda, risposi in quel modo raffazzonato che lei tanto detestava. Capì velocemente che non poteva, né sarebbe dovuta, andare oltre: mi voleva davvero bene.

“Dai, vai a posto. Non hai proprio studiato, vero?”

Abbassai la testa;  umiliato, feci una smorfia e ammisi l’assoluta mancanza di preparazione: conoscendola il voto sarebbe stato un bel ”tre”, non c’era scampo! e sarebbe stato davvero durissimo a rimediarlo con lei.

Con molta dolcezza mi disse: “Ti do cinque al sei, così puoi rimediare. La prossima volta, però, studia”

La fine

A giugno mi trovai rimandato in quattro materie (però di italiano avevo sette, e sei di storia).

Alle quattro materie si aggiunse un problema “cardiaco”: ad agosto, in villeggiatura, incontrai G., la più carina, ed altrettanto intelligente, ragazza della compagnia. Questa volta fu Cupido a scoccare la freccia. Anche a lei devo molto e la ringrazio, perché quando, nel corso della vita, ho avuto bisogno di un aiuto, su lei ho sempre potuto contare, sempre pronta a darmelo.

A settembre non superai l’esame e ripetei la terza. Fu comunque anche una grande lezione di vita.

Caterina proseguì il suo ciclo scolastico ed io mi ridussi a vederla e parlarle nell’intervallo e nei corridoi dell’Avogadro quando gli orari combinavano.

Però un desiderio, alla fine di queste righe, è affiorato.

Caterina, è passato quasi mezzo secolo da quando ci siamo conosciuti. Oggi che voto mi daresti e che commento faresti al mio raccontino?

2 Commenti a “L’unico dissapore”

  1. Livia Oddone scrive:

    Bello l’epilogo del tuo racconto. E’ ancora in vita Caterina? Se così fosse e potesse leggerti, pensa come ti sarebbe grata per questa dimostrazione di affetto, capirebbe di aver seminato bene, di essere più importante di “G” ed il voto sarebbe sicuramente un “dieci”, bravo!

  2. Franca scrive:

    E’ impressionante come certe persone siano state determinanti nelle nostre vite. Magnifiche presenze, rare, a volte fugaci, ma che hanno lasciato il segno. Caterina aveva colto la tua sensibilità, oltre la corazza da ” duro” e aveva saputo alimentare in te l’amore per le materie letterarie, la voglia di conoscenza e anche la tua voglia di diventare migliore. Il terreno é stato fertile e Caterina sarebbe stata fiera di aver punzecchiato il tuo orgoglio, visti i risultati. Bella storia !!!

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