LE MIE PRIGIONI.

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LE MIE PRIGIONI

L’azzurra fiamma dell’arco voltaico lancia i suoi ultimi guizzi.Con il martelletto il fabbro toglie le scorie poi, con le sue robuste braccia, tira l’inferriata e con espressione soddisfatta dice alla sua cliente: “Sono ben fissate ci vuole altro che il piede di porco”

La signora, già avanti negli anni e visibilmente preoccupata, replica: “Dicono che usano il flessibile silenziato e in pochi minuti riescono a eliminare difese attive senza produrre rumore. Ho fatto installare anche un antifurto perimetrale collegato a quello interno volumetrico”

Che si tratti di un ingegnere in pensione? “ (Viene da pensare).  NO! E’ solo una pensionata e sta cercando di proteggere la sua abitazione, le sue cose, il cui valore  può anche essere irrisorio dal mero lato economico, ma inestimabile  per lei che, come la maggioranza,  è molto legata all’aspetto affettivo che ogni oggetto rappresenta.

Eppure non siamo a Città del Messico o a Brasilia dove le inferriate proteggono gli alloggi e balconate fino al 4° piano e la gente si attrezza per proteggersi da sola.  Siamo a Volpiano, l’isola felice,  dove non succede mai niente (sembra) .

Invece basta uscire di casa, il più raramente possibile di questi tempi, e di che cosa senti parlare? Di furti! Ieri sono andati da Tizio e poi da Caio ecc… e la lista diventa sempre più lunga e i sistemi che usano sempre  più sofisticati: si è ormai diffuso un clima di insicurezza.

Quando il giorno volge al tramonto,  attraverso le finestre si osserva lo spettacolo della natura.

Ti prende una stretta al cuore, il sole rosso si vede a scacchi,  offuscato   dai fumi che, come un triste presagio in lontananza,  si levano lenti.

Daniela B.

5 Commenti a “LE MIE PRIGIONI.”

  1. liviaoddone scrive:

    Brava, come sempre hai reso bene il concetto ed hai le idee chiare, io sono sistemata così con inferriate alle finestre, scrigni alle porte e due antifurti che inserisco alle sette di sera incrociando poi le dita.
    Me ne faccio una ragione dicendomi che questo è il prezzo che devo pagare per vivere in campagna, ma ricordo che quando ero ragazza e vivevo in campagna non era così.
    Complimenti per tutto ciò che scrivi e per come lo scrivi

    Livia

  2. Daniela B. scrive:

    Grazie infinite Livia,
    sei molto gentile.

  3. Franca scrive:

    Per chi non ha nulla da perdere, che non ha rispetto del valore della vita umana (quella degli altri), che si sente forte dinnanzi alla mancanza di certezza nella pena e conosce benissimo i propri diritti, ma ignora volutamente i propri doveri, deve essere facile produrre questo clima di paura e di incertezza tra la cittadinanza. Attenzione comunque a non lasciarci strumentalizzare da campagne volutamente mirate a creare clima di diffidenza e di paura puntando il dito verso “il diverso”.

  4. elsa scrive:

    il 25 febbraio ero in liguria, quando verso le 16 suona il telefono e il mio vicino di casa mi dice che mi sono entrati i ladri in casa e l’antifurto suonava a tutto spiano. Era anche a Volpiano un bel pomeriggio di sole ma non ha scoraggiato i ladri. Sparito l’oro o meglio i ricordi di famiglia, fatta denuncia….. ho sentito di altri furti quel pomeriggio, ma tutto è finito lì.

  5. liviaoddone scrive:

    Vero, non dobbiamo lasciarci influenzare, dobbiamo semplicemente constatare ciò che succede nei nostri centri abitati con frequenza, furti, rapine con epiloghi a volte cruenti, il “diverso” è il ladro che n on rispetta nulla, spesso nemmeno la vita umana, qualche anno addietro io ho vissuto questa esperienza, hanno svuotato la mia casa, non isolata, ma in un contesto abitativo, in pieno giorno e lo spettacolo che ab biamo trovato al rientro è stato raccappricciante.E’ stato più penoso sopportare la mancanza totale di rispetto per le proprie cose che il danno subìto..

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