Ricordi di Volpiano

La strada più importante di Volpiano, via Umberto, e la piazza della Chiesa erano lastricate di ciottoli e due guide, formate da lastroni di pietra, favorivano lo scorrimento dei carri agricoli e il passaggio delle biciclette. Volpiano negli anni 50-60 era un paese in prevalenza agricolo e i negozi, a conduzione familiare, erano aperti in settimana anche dopo le venti e la domenica mezza giornata. Piazza Madonna delle Grazie non esisteva. Al suo posto il vecchio cimitero affiancava la Cappella dedicata alla Madonna.
Al momento della semina, fin dalle prime luci dell’alba, si sentivano passare i carri trainati da mucche o cavalli. Verso la fine di giugno si mieteva il grano, con le braccia si facevano le fascine che venivano portate a casa su carri di legno. Arrivato il giorno della trebbiatura, al mattino presto arrivava la trebbiatrice. Veniva posizionata vicino al granaio e funzionava finché tutto il grano non era nei sacchi. Alla fine rimanevano solo le balle di paglia.
Uomini e donne si alternavano in questo lavoro e la sera, stanchi e pieni di polvere, si lavavano nelle aie. Poi sedevano tutti intorno al tavolo imbandito per una meritata cena.
C’era soddisfazione quando la messe era abbondante ma, anche quando la grandine aveva compromesso il raccolto, era comunque festa e terminata la cena, si cantavano canzoni piemontesi e della montagna, finche la stanchezza prendeva il sopravvento.
In autunno Volpiano si trasformava. Dopo il taglio della saggina e la separazione dai chicchi, la paglia rossa veniva posta lungo i muri delle case per farla seccare. Era bella la campagna in quel periodo! Ruscelli di acqua cristallina scorrevano tra il verde e andavano a dissetare campi e prati. I contadini, in quei tempi, potevano anche dissetarsi nelle fontane d’acqua sorgiva che si trovavano in vauda o in zone ove adesso sorgono capannoni industriali. La vita a Volpiano era un susseguirsi di semina e di raccolto e il profumo del pane appena cotto si confondeva col profumo del fieno. Quella gente, semplice e laboriosa, che non conosceva la parola “vacanza”, ci ha dato la possibilità di raggiungere il benessere di cui, oggi, beneficiamo.            

Piera

1 Commento a “Ricordi di Volpiano”

  1. secondo scrive:

    Mi chiamo Secondo è sono un componente del blog di Dietrolaquinta, ho letto con piacere questo post che parla della storia passata di Volpiano, una vita semplice dedicata alla terra che con molta fatica la gente di allora coltivava per trarne un reddito che non penso sia stato molto alto.
    Dove non si conosceva la parola vacanza, ma dopo la fatica dei campi la gente si riuniva per la cena che finiva fra canti e balli, un mondo di cose semplici ma vere che purtroppo non ritorneranno più.

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