La Fiat e Charlie Chaplin

Ieri sera ho seguito l’intervista che Fabio Fazio ha fatto a Marchionne e sono proprio rimasta di sasso.

Per carità Marchionne ha senz’altro detto un sacco di verità, sopratutto sulla non competitività del Paese Italia ma, mi permetto di dire che non è un problema di oggi o di qualche anno.

Il sistema “industriale” italiano non potrà mai essere competitivo con quello di altri Paesi Europei fintanto che non avremo degli industriali e dei dirigenti capaci di investire sul miglioramento degli impianti.

Il 118° posto della graduatoria italiana di chi è colpa? Non mi si venga a dire solo ed esclusivamente della forza lavoro e dei sindacati. Dov’era il sistema produttivo italiano quando all’estero hanno cominciato ad aggiornare ed automatizzare gli impianti produttivi e noi invece facevamo gli investimenti sulle braccia lavoro (cosa che per altro nel nostro Paese abbiamo in abbodanza), perchè all’epoca rappresentava nessun costo aggiuntivo e molto profitto?

Perchè non vogliamo fare un’analisi seria dei nostri problemi? Ormai è da molti anni che sono fuori dal mercato del lavoro però una cosa so per certa che i conti cifrati e le proprietà all’estero non fanno certo capo a nessun dipendente onesto.

E allora? Dov’è il marcio del sistema Italia?

Io penso che ad essere onesti dovremmo tutti fare un esame di coscenza e soprattutto confrontarci tutti onestamente ad un tavolo di lavoro per cercare di uscire da questa situazione.

Certo poi, e lasciatemi essere anche “populista” non si può pensare di andare proprio da nessuna parte con i nostri politici: i più strapagati d’Europa, molti dei quali assolutamente infedeli al giuramento fatto alla Costituzione di onestà, fedeltà ed impegno, in molti casi anche completamente ignoranti su ciò che dovrebbe essere l’impegno politico e relative competenze.

Mi viene sempre più in mente Charlie Chaplin in tempi moderni.

Daniela Silvestri

4 Commenti a “La Fiat e Charlie Chaplin”

  1. Carlo Cauda scrive:

    Posso essere d’accordo su alcune tue considerazioni, però hai dimenticato che quasi la totalità del leader sindacali ha poi trovato un posto politico ben remunerato, dimenticando chi ha lavorato per loro. I sindacati in anni passati hanno fatto molto per il lavoratore, però è ora di finirla di difendere i “fagnani”; dov’erano i sindacati quando i ns. capi hanno legiferato i posti di lavoro aticipi e a tempo determinato, così oggi in auge, con cui i ns. giovani non possono programmare il proprio futuro. Dove sono i sindacati quando ad un giovane laureato viene offerto uno stipendio di 700/800 euro mensili per un posto di lavoro a tempo determinato.

  2. Piera Camoletto scrive:

    Un tempo la Fabbrica Italiana Automobile Torino aveva il suo più grosso mercato in Italia.
    Ora i suoi dipendenti difficilmente possono permettersi un automobile nuova.
    Comunque quest’azienda è cresciuta con il lavoro e i soldi degli Italiani.
    Da statistiche recenti un dieci per cento degli Italiani in questi ultimi anni è sempre piu ricca.
    Ho ascoltato la conversazione di alcune signore con qualche anno più di me le quali dicevano: ci hanno permesso di alzare la testa, ora ce la fanno di nuovo abbassare.
    Amara constatazione.

  3. DANIELA B. scrive:

    A proposito di sistema industriale e di automazione, ad onor del vero è bene che si sappia, a metà degli anni 80 l’Amministratore delegato della Toyota,durante la sua visita allo Stabilimento Fiat di Cassino, sentenziò che lì era installata una “CRAZY AUTOMATION” per l’elevato grado di automazione intrapreso rispetto al livello di automazione giapponese. Abbiamo potuto constatare,” de visu” durante le nostre visite presso i loro stabilimenti che le nostre linee erano automatizzate all’80% contro il loro 20%. Vagli a spiegare al giapponese che noi eravamo “CRAZY” per contenere il costo del lavoro visto il nostro assenteismo a due cifre, la qualità del lavoro della manodopera scadente, il costo dell’energia del 50% superiore a quello giapponese e dulcis in fundo c’era un sindacalista ogni 30 persone con il proprio monteore improduttivo e il cui lavoro consisteva nel creare conflitto all’azienda.

    Michele

  4. gaspara scrive:

    io ho fatto solo la delegata e ho usato i permessi solo per un paio di riunioni e non ho mai difeso “i fagnani”
    quando ci sono problemi si dice “e i sindacati cosa fanno? perchè il delegato o la RSU non protestano, non vanno a discutere? perchè non ci difendono?” poi si fanno le vertenze, si fanno i contratti e gli accordi, se vanno male la colpa è dei sindacati, se vanno bene ne usufruiscono tutti, anche chi non ha appoggiato niente. Nessuno pensa mai che i “sindacalisti” (delegati ecc.) usano spesso anche le “loro” ore, non solo quelle dei permessi, che si trovano spesso a lottare senza che nessuno risparmi le critiche, raramente, molto raramente costruttive.
    Se valgono poco, a volte succede, è perchè non è poi così “ben remunerato” e neppure gratificante, nè serve a “non far niente” e così sono pochi, molto pochi quelli che accettano questo impegno, non c’è questa “corsa” a un impegno che da spesso solo tanto mal di fegato.

Scrivi un commento